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Un esemplare si immerge dopo aver respirato |
Il comportamento del dugongo è stato osservato soprattutto in Australia, che
vanta la maggiore popolazione. Tendenzialmente ama vivere in piccoli gruppi, ma sono stati
osservati branchi di centinaia di individui. Ovviamente questo non può avvenire nelle
località dove gli esemplari superstiti sono ridotti a poche unità su centinaia di
chilometri di costa.
Il dugongo passa gran parte del suo tempo mangiando. Questo avviene generalmente in acque basse
(1-6 m.). Si stima che il suo fabbisogno sia di circa 30 Kg. al giorno. La sua dieta
è composta quasi esclusivamente da fanerogame (piante marine) delle famiglie
Potamogetonaceae, Hydrocharitaceae e Cymodoceaceae. Quando possibile, sradica
completamente queste piante, altrimenti si limita a mangiare le sole foglie. Nella sua dieta
è molto selettivo, scegliendo cibi ad alto contenuto nutritivo e di facile
digeribilità, come i rizomi di piante del genere Halodule ricche di azoto e povere di
fibre e Halophila, facilmente digeribili. Preferenza quindi per la qualità e non per
la quantità.
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Una fanerogama Cymodocea serrulata |
Occasionalmente si nutre di alge, ma solo quando le fanerogame scarseggiano. Analisi
del contenuto dello stomaco e fecali mostrano la presenza di piccoli invertebrati, ma la loro
ingestione è casuale. Alcuni studi (Anderson 1989 e Preen 1995) evidenziano l'ingestione
volontaria di invertebrati, ma solo ai limiti meridionali della loro distribuzione sia a ovest che
a est dell'Australia. Un comportamento simile non è stato osservato in nessuna altra
zona.
Questa selettività nell'alimentazione fa si che non tutte le praterie di fanerogame siano
idonee all'insediamento di comunità di dugonghi. Alcuni studi mostrano come questa
attività di alimentazione alteri, su base locale, la composizione di queste praterie,
migliorandone la qualità se paragonate ad altre il cui tasso di rotazione e di riciclo dei
componenti nutritivi sia basato solo su fattori naturali.
Ho personalmente assistito alla 'cena' di un dugongo, per un'ora circa. Mi è sembrato molto
metodico nel suo procedere lungo il fondale ricco di fanerogame. Si sposta utilizzando le corte
pinne pettorali, espellendo nuvole di sabbia e trattenendo il cibo. Ogni 2 o 3 minuti, dopo aver
percorso almeno 2 metri, riemerge per respirare, dopodichè si immerge di nuovo e riprende a
cibarsi. Non mi meraviglia che possa ingerire, in queste condizioni, anche qualche piccolo
crostaceo che si nasconde sotto la sabbia.
Il dugongo non ha orari prestabiliti per cibarsi: non si basa sulla posizione del sole, ma sulle
maree. Sceglie quindi il momento migliore per entrare nelle baie, dove comunque passa la notte al
riparo dalle onde o da altri pericoli, come i grossi squali.
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La foto, oltre a mostrare la grossa coda simile per forma e
proporzioni a quella delle balene, evidenzia, dalla sabbia smossa, come il dugongo si serva delle
pinne per i suoi spostamenti sul fondo, mentre la coda resta immobile |
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I maschi, durante il periodo dell'accoppiamento, assumono un comportamento
aggressivo e si combattono tra di loro per conquistare le femmine. Tentano poi di abbracciare la
femmina per accoppiarsi. Forse questo spiega le numerose cicatrici che le femmine hanno sul dorso e
sui fianchi.
I dugonghi residenti a South Cove nella Shark Bay (West Australia) hanno un comportamento diverso
per l'accoppiamento (Anderson 1997): i maschi si aggregano in una zona tradizionalmente utilizzata
per questo fine, poco adatta alla vita quotidiana, mancando delle risorse di cui le femmine hanno
bisogno. Ogni individuo si sceglie una propria area, che difende dall'intrusione di altri maschi,
mettendosi in mostra con comportamenti particolari ed unici, per attirare le femmine, le quali si
recano in questa zona solo ed esclusivamente per accoppiarsi, scegliendo tra i vari pretendenti.
Non si sa se questo rituale avvenga anche in altre parti del mondo.
Il dugongo ha un nuoto lento e aggraziato, con una velocità tipica di
10 Km/h, velocità che può raddoppiare per brevi tratte, in caso di pericolo. Gli
spostamenti di oltre 60 dugonghi sono stati monitorizzati con trasmittenti VHF o via satellite
nelle acque indonesiane e australiane, mostrando che gli spostamenti più lunghi sono
generalmente dettati da fattori climatici, come la ricerca di acque più calde nei periodi
invernali.
In inverno, a Moreton Bay (Queensland), molti dugonghi percorrono dai 15 ai 40 Km. al giorno
per spostarsi dai bassi fondali dove si cibano all'oceano, la cui temperatura è mediamente
di 5°C più calda.
Gli spostamenti quotidiani sono dettati anche dalle maree: maggiore è la loro escursione,
maggiore è la distanza che il dugongo percorre, a volte aspettando che l'acqua sia alta
almeno un metro per poter rientrare nelle baie o nelle lagune.
Alcuni individui hanno fatto spostamenti di centinaia di chilometri in vari mesi, una femmina ha
percorso addirittura 600 Km. in 5 giorni, attraverso il golfo di Carpentaria.
Nel 2001, dopo molti anni di assenza, è stato segnalato il ritorno dei dugonghi nell'atollo
di Aldabra (425 Km. dal Madagascar), confermato anche da rilievi aerei. Sono stati segnalati
sia nell'ampia laguna, che nei pressi del "Main Channel", nel nord-ovest dell'atollo, non lontano
dal piccolo insediamento di stanza nell'isola. Questo dimostra che il dugongo è in grado di
attraversare tratti di oceano profondo (più di 4.000 metri) e di migrare su lunghe
distanze. Questa capacità evidenzia inoltre che la salvaguardia dei dugonghi è una
responsabilità internazionale e non è limitata ai soli paesi che oggi hanno la
fortuna di ospitarli.
NB: gli
ingrandimenti di tutte queste foto sono visibili nella Photo Gallery
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